Un mio amico e lettore dei miei blog hascritto al mio indirizzo web una lettera per risolvere un problema nato dalla pubblicazione di una favola che ho pubblicato su http://www.paginariode@blogspot.com/ con il titolo:
Le bilance di questo mondo - Die Waagen dieser Welt che qui trascrivo
È l'occasione per segnalare ai miei lettori italiani il mio indirizzo. Io cercherò nei limiti del possibile di rispondere: http://www.Paginario.autore@googlemail.com/
A voi oggi sembra del tutto naturale che per comprare qualcosa ci voglia una bilancia per pesare o un metro per misurare la merce. Eppure una volta non era così.
Tanto tempo fa, ma così tanto che non si sa neppure quando, chi comperava doveva mettersi d’accordo con il venditore, non solo sul prezzo della roba, ma anche sulla quantità, e tutto era affidato ad una stima ad occhio con le inevitabili discussioni che non finivano mai.
Finché un giorno ci fu qualcuno che inventò i pesi e le misure e questo sembrò già un vero miracolo. Ma la gente avrebbe avuto ancora paura di sbagliare se non si fosse provveduto a stabilire di esse un campione unico e valido per tutti, su cui ogni altra misura avrebbe dovuto uniformarsi e prendere il suo valore.
Da allora cominciarono a diminuire le discussioni e, anche se ce n’erano, quasi mai andavano a finire in una lite. È vero, c’erano, allora come oggi, quelli che avevano delle bilance grosse, perché vendevano patate e pere, e quelli che ne avevano di piccole perché vendevano oro e pietre preziose, le prime, meno precise, ma più robuste, le seconde invece più precise, ma più delicate. È vero, nessuno aveva una bilancia di assoluta precisione, ma tutti si servivano di quelle che possedevano, senza stare a guardar per il sottile. È vero, c’era ancora qualcuno che aveva delle bilance rotte o, peggio, falsificate apposta, ma erano pochi i disonesti e venivano anche puniti. Così in genere ognuno con il metro e la bilancia che aveva riusciva a fare il commercio che doveva, come succede ancor oggi, e tutti erano abbastanza soddisfatti, come del resto lo siamo anche noi, usando pressappoco gli stessi metodi e misure.
E, alla fine, se si può tirare una conclusione, dobbiamo pur dire che altrettanto utili sono le tante e numerosissime leggi di cui ognuno si serve, che sono più o meno sempre adatte a pesare le azioni degli uomini e a misurare quel rapporto che hanno tra di loro. Ma una sola è la legge vera, quella che non sopporta di essere giudicata da nessun altro giudizio, lei che rimane l’unico campione, misura e peso di qualsiasi altro valore gli uomini possano proporre o vogliano immaginare.
Ebbene,
un lettore il 24. Sep. (Vor 5 Tagen) mi ha scritto:
Tu descrivi molto bene come gli accordi tra gli uomini si sono perfezionati e come le liti siano diminuite e la vita sia diventata più facile e più bella.
Ma questa legge, di cui tu scrivi alla fine della favola, dove la troviamo? A che cosa ti riferisci? Se troviamo questa legge, come possiamo adottarla?
Du beschreibst sehr schön, wie die Absprachen unter den Menschen weitergeführt haben; wie der Streit geringer wurde und das Leben leichter und schöner.
Aber dieses Gesetz, von dem Du am Ende schreibst, wo finden wir das? Was meinst Du da? Wie können wir dieses Gesetz, wenn wir es finden, zur Anwendung bringen?
Liebe Grüße und alles Gute, Dein H.
Così ho risposto:
Carissimo H.
Effettivamente non sono stato chiaro.
Avrei dovuto scrivere:
C'è ancora un'altra misura e un'altra legge: unica, superiore che ordina tutte le altre e che risiede nel nostro cuore. Se non si è mai ascoltata o non si è mai sentita non cesseranno le liti e le guerre; ma ogni dissidio o opposizione è una voce che avverte: "Attento! C'è qualcosa che non va!".
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