C’era una volta un re che chiamò i sapienti del suo regno a consiglio per mettere ordine nel governo e farlo funzionare alla perfezione.
Vennero gli scienziati per spiegare e analizzare la situazione, mettere in chiaro che doveva essere riformata e come fino allora non era andata bene.
Vennero i poeti che illustrarono il bello e il sublime che era mancato fino allora al popolo per sollevarsi dalla miseria di un vivere consueto.
Vennero gli amministratori e i giudici per consigliare che si sarebbe dovuto controllare l’immoralità che la faceva da padrona tra la gente.
Il re ascoltò tutti, prese anche degli appunti per non dimenticare niente e, poi, perché era sera tardi, andò a dormire.
Il giorno dopo ripensò a quel che gli avevano detto i consiglieri; ma, dopo aver preso in mano di nuovo gli appunti, si accorse che se non mancavano critiche e lamentele, non c’erano tuttavia né le proposte necessarie né la buona voglia per risolvere la situazione, così quando si trattò di prendere una decisione capì che se egli fosse stato addirittura Dio non avrebbe potuto fare un mondo migliore di quel che aveva trovato nel suo regno.
Ecco perché in quel paese esistono tanti problemi: infatti, malgrado tanti consiglieri, tutti aspettano che il re faccia qualcosa, mentre il re con i consiglieri che ha e la gente che non fa, è costretto ad aspettare ancora per sapere quel che abbisogna e, proprio per questo, quel mondo ancor oggi rimane sempre tale e quale.
venerdì 24 settembre 2010
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