ATTO SECONDO
Casa di Lazzaro.
Nello studio arredato modernamente, sobrio ma accogliente, Lazzaro , seduto su una poltroncina, un po’ discosto dalla scrivania su cui stanno alcune carte ed un computer, a colloquio con un signore, un professore, distinto, un po’ corpulento, quasi sdraiato sul sofà.
Professore. Signor Lazzaro, la devo ringraziare per avermi concesso un poco del suo tempo, ora che lei è così famoso.
Lazzaro. Non quanto lei caro professore! Io non ho studiato come lei, ho solamente un diploma in economia e commercio che mi basta per non fallire dopo aver pagato tasse e contributi.
Professore. Le dico subito il motivo della mia visita.
Sto raccogliendo, nuovo materiale da sottoporre ad una accurata analisi critica, per esser poi pubblicato, sugli attuali fatti straordinari che stanno sconvolgendo l'opinione pubblica.
Ora è risaputo, anche se qualcuno non ne è tanto convinto, che lei, colpito di recente da una grave malattia, dopo il suo avvenuto decesso, è stato riportato in vita da quel Gesù che tutti dicono dotato di poteri straordinari.
Ebbene lei deve pur ammettere che questa notizia presenta tutti i connotati dell'incredibilità.
D'altra parte è ormai così diffusa che non può più essere sottaciuta.
Ecco perché io la vorrei prendere in considerazione per esaminarla scientificamente e poterla studiare così più da vicino.
Lazzaro. Dica pure, anche se, come morto, non ho avuto esperienze troppo vive o comunque interessanti.
Professore. Cominciamo pure da questo evento.
Cosa ha avvertito durante il periodo, diciamo così, di sospensione della sua vita?
Lazzaro. Niente!
Professore. Non ricorda qualche sogno, oppure qualche sensazione o anche uno stato di sospensione..
Lazzaro. Mi spiace deluderla ma non ricordo niente di niente.
Professore. Lei pensa di essere stato morto?
Lazzaro. C'è un vuoto nella mia vita. Di questo son certo.
Cosa ho fatto durante questo tempo, lo ho saputo dopo, dagli altri, mi hanno detto che facevo il morto!
Professore. Eppure è stato per quattro lunghi giorni!
Lazzaro. (Sostenuto, quasi a prendere in giro se stesso). Le assicuro che il periodo passato da morto mi è poi risultato di così marginale rilevanza nel fluire della mia vita, che lo ho del tutto emarginato, mentre il tempo che mi resta ancora per vivere lo stimo così importante che mi sembra doveroso prenderlo sempre in attenta considerazione.
Professore. Chi ha fatto la diagnosi di morte?
Lazzaro. Il medico del paese.
Professore. Ha fatto tutti gli accertamenti del caso?
Lazzaro. Sembra di si, se ha dato il permesso della sepoltura.
Professore. Può dire di esser stato sottoposto a cure sufficienti ed adeguate durante la malattia?
Lazzaro. Troppo!
Il ricordo più spiacevole che mi resta dopo le sofferenze dovute alla malattia, è quello delle pene che il medico mi ha inflitto con le cure.
Professore. È stata una malattia grave?
Lazzaro. Il mio ex-medico curante ha detto di si, di quelle senza scampo. Però lo chieda a lui.
Professore. Come ‘ex’?
Lazzaro. Adesso sto bene e preferisco averlo come amico, piuttosto che come medico.
Bussano. Entra un servo.
Lazzaro. Mandali prima al cimitero, dove c'è la mia tomba.
Lazzaro. (Rivolto al professore). Sembra un posto così orrido, che riesce a soddisfare la curiosità di tutti quelli che stanno bene e non sono ancora troppo vecchi!
Lazzaro. (Al servo). Dì loro che poi, magari, li vedo.
Professore. Signore, si sta male quando si è sepolti?
Lazzaro. Dicono di si! Ma io non ho dati a proposito.
Comunque ci vada anche lei con quei signori, lì fuori, al cimitero...
Così si rende conto...
Professore. Veramente avrei altre domande...
Lazzaro. Semmai ci vedremo dopo...
Vada... Vada... Così si divertirà.
Però, veda, le devo dire che non caverà un ragno da un buco, perché, per quel che riguarda il fenomeno Gesù, lei è più interessato alla sua inchiesta che non agli insegnamenti del maestro e, se noi possiamo capire solo quello a cui poniamo attenzione, è pur vero che ci deve interessare. Ebbene, la sola convenienza è sempre un interesse troppo povero per farci intendere qualche cosa.
È sempre difficile capire chi non si è amato abbastanza!
Comunque ci vada!
Lazzaro. (Rivolto al servo)
Anzi accompagnali tu stesso, però non ti fermare, perché ho bisogno di te. Ci sarà già lì il becchino del comune che sarà contento di far da cicerone...
Lazzaro. (Rivolto alla platea). E tutto questo il giorno che è venuto il ignore...
Vogliono sapere se ero morto, al posto di conoscere la vita vera!
Servo. Ancora una cosa: sono qui i suoi nipotini...
Lazzaro. Devo andar via...
Beh!, lasciali entrare.
Entrano in scena i nipoti.
Lazzaro. Benvenuti!
Che bei fiori!
Nipoti. li abbiamo raccolti nei prati.
Lazzaro. sono tutti per me?
Nipoti. Per te e per le zie …
Lazzaro . E per ornare la casa!
Capitano a proposito. Abbiamo una visita speciale
Nipoti. Come stai?
Lazzaro. Anche voi pensate che sia ancora un poco morto?
Sto meglio di quando stavo bene!
Nipoti. (In coro).
Raccontaci una storia...
Lazzaro. È proprio questo il momento buono!
Comunque... C'era una volta un uomo che aveva finito di vivere...
Così risparmio di raccontarvela, perché la sapete già.
Nipoti. Un'altra.
Lazzaro. E va bene! Un'altra tutta diversa e poi devo proprio andar via.
Allora...
C'era una volta un bel Bambino.
Divenne più grande come voi. A scuola i maestri lo stavano ad ascoltare, meravigliati della sua sapienza. Poi si fece adulto, fu conosciuto da tutti, stimato da molti, criticato da altri ed ora, come nessun altro al mondo, è ammirato dalle folle e odiato da quelli che gli son nemici.
Ebbene, ma nessuno sa quanto grande sia l'amor della sua mamma, che lo aveva sempre ascoltato nel silenzio e gli era stata sempre tanto vicina...
Nipoti.
Che bella!.. Un'altra
Lazzaro. Dopo.
Ora il dovere mi chiama, devo andare dal mio ospite, da Gesù.
Nipoti.
Non il dovere! Il piacere, il piacere...
SCENA SECONDA
Sosta a Betania
Il vestibolo della casa di Lazzaro, ampio come quello di una casa di campagna.
Sulla scena Giuda, prima da solo, poi entrano dei servi e altra gente.
Giuda. (Parlando tra sé). Che cena!
E che invitati! Gente importante...
E a due passi da Gerusalemme...
Ma quella donna mi ha fatto venir la bile!
Quando si sta a combinare qualcosa e si comincia a parlare per allacciar relazioni...
E lei arriva con quella storia del profumo, che costa un occhio della testa, a scandalizzare la gente, a sperperare i quattrini.
C’era proprio bisogno di versarlo sui piedi del maestro per screditare anche lui?
Ah, le donne!
E, pochi minuti prima, che te la sei trovata per casa, e…
“Giuda di lì e, Giuda di qui e, dove sei stato con il maestro? Cosa avete fatto? Cosa mi dici?...”
Quante belle parole!
Ah, le donne!
Quando sei con loro ti fanno importante, ti incoronano re, sembra che esisti solamente tu...
E poi ti accorgi che per loro la corona è un gingillo per giocare.
Costei poi è gentile con tutti, ma butta via i soldi per un profumo senza senso!
Per chi poi?
Per uno che le donne non le guarda nemmeno!
Ma cosa crede? Di far colpo!
Ed è una bella donna!
Ci sono anche delle donne belle.
Qualcuna piace, perché ti mette addosso tanto buon umore, un’altra sembra mandarti in estasi e c’è anche chi ti commuove.., ma costei ti avvince e ti allontana nello stesso tempo.
Corpo di un diavolo!
Insomma è bella, quando tace e quando parla, quando lavora e quando ti ascolta come se non avesse nulla da fare.
È bella perché si interessa di te ed è superiore a questo interesse.
Perché ama la bellezza ed onora la giustizia.
È una ‘israelita’, una figlia del popolo eletto!
Servi. Oggi è festa!
La padrona ha profumato la casa!
Giuda. (Tra sé) Servi siete e servi restate! Preferite che la vostra padrona butti via i soldi in profumo, al posto di darli a voi da spendere a piacere.
Donne di casa. È un giorno di gioia! Il Signore è con noi!
Giuda. (Tra sé) Se mi lasciassero un po’ in pace! Un po’ da solo!
A cosa si pensava...?
Cosa dicevo...?
Di quella Maria...
Di quale?
Di quella che sperpera o di colei che avvince?
Ah i miei sogni...
Quando posso rifugiarmi nella mia fantasia, senza esser disturbato, mi trovo finalmente a casa.
Immerso nella poltrona della mia pace, vengono a parlar con me i miei pensieri dorati, le mie illusioni di sempre.
Mi sdraio allora, davanti ad un bicchier di vino e compaiono a poco a poco tutte le mie speranze a farmi compagnia...
Oh cieli tersi, senza, o quasi senza nubi, ma anche queste d’oro...
Favole di una realtà soffusa di sentimenti caldi e riposanti, costruite apposta per rendermi felice...
E invece... Tutta questa frenesia!
Ormai non mi resta più un po’ di tempo nemmeno per me!
Da quando seguo il maestro, a pensarci bene, è oggi la prima volta che ho potuto fermarmi a pensare...
E, non a lungo: ecco altri disturbatori!
Entrano Giacomo e Giovanni
Giovanni. (Rivolto a Giuda) È così una bella giornata che non pare nemmeno di trovarsi vicino a Gerusalemme, con il pericolo di essere arrestati dai farisei.
Giuda. Anzi! Di farisei ce n’erano perfino a cena ed in fondo non stavano male insieme a noi.
Giacomo. Non ci si può fidare troppo di loro!
Giovanni. Il maestro non rompe mai i contatti con nessuno.
Giuda. Ci hanno forse trattati male? Non si può fare il processo alle intenzioni e scomunicarli prima di aver tentato un colloquio con loro.
Giacomo. Sono sepolcri imbiancati!
Giuda. Anche i sepolcri possono essere utili, se non altro per i morti.
Giovanni. Che vuoi dire?
Giuda. Che bisogna sapersi servire di tutti e di tutto ciò che possa essere utile alla nostra causa, senza far tanto i schifiltosi!
Giovanni. Ma, se abbiamo il Signore, cosa ci manca e chi altri ci può dar qualcosa?
Giuda. Il Signore ci dà tutto, naturalmente ciò che è buono, ma i pasticcieri di talento, nella torta, oltre allo zucchero, mettono anche un po’ di sale. Per fare il bene può anche servire un pizzico di cattivo, mi spiego meglio: senza la forza non si può vincere la violenza e senza l’odio abbattere l’ingiustizia.
Comunque, i farisei, è meglio averli amici che farceli nemici.
Giacomo. Ma cosa ti aspetti dagli impostori?
Giuda. Non si può mai sapere...
Nessun uomo è del tutto cattivo e nessun bugiardo è sempre in mala fede. Bisogna mantenere i rapporti anche con costoro, aprire il colloquio, uno scambio di idee senza pretese; insomma io non troncherei i rapporti con nessuno, forse potremmo guadagnarceli con le buone...
Giovanni. Eppure Gesù si è mostrato sempre duro con loro.
Giuda. In pubblico, è vero, per condannare la loro falsità, ma in privato no, per salvare le persone, come ha fatto con Nicodemo.
Giovanni. È vero!
Com’è grande il cuore del maestro, con lui ci si sente subito capiti, anche nei nostri errori, eppure non tradisce mai la verità.
Giuda. Ecco egli è grande e noi siamo piccoli.
Facciamo allora la nostra parte di piccoli, anche a rischio di tradire un poco la verità.
Alla fin fine cos’è la verità?
Giovanni. Il Signore è la verità stessa!
Giuda. Ecco, il Signore...
Facciamo quindi qualcosa per lui, invece di chiacchierare.
Egli è l’idea, noi dobbiamo realizzarla. Egli è il sogno, noi la realtà. Egli è l’annuncio di un mondo nuovo, noi la distruzione del vecchio.
Si capisce che passando dalla teoria alla pratica ci si possa anche sporcar le mani.
Giacomo. E cosa vorresti fare?
Giuda. Organizzare il cambiamento di questa povera nostra società piena di imbrogli.
Nessuno è contrario, purché ci siano delle buone probabilità di riuscita. Se la cosa è seria son pronti tutti, farisei compresi.
Ad un certo punto, a tavola con loro, si era sul discorso... Essi sono pure aperti a prospettive nuove, solamente temono che il Signore sia troppo un idealista per arrivare a qualcosa di concreto... O noi facciamo seriamente, oppure bisogna abbandonare presto la partita e soffocare gli spiriti in tumulto. Ecco, loro pensano che il Signore sia pericoloso, perché affascina le folle, con l’unico risultato di mettere in allarme i Romani e provocare quindi la loro repressione ancor prima che noi possiamo esser preparati.
Giacomo. Ma scusa Giuda vuoi litigare, fare il capobanda, metterti a far la guerra?
Giovanni. Vuoi rinfocolare gli odi, quando il maestro li vuol placare?
Egli sa cambiare il cuore degli uomini! Il nostro era di sasso ed ora lo avvertiamo palpitare di vita.
Giuda. Ma datemi retta un momentino. Non facciamo gli ostinati.
La caparbietà, anche quella di fare solamente i ‘buoni’, serve unicamente a perdere la vista. La bontà, l’amore, il cuore...
Ci si monta ... si perde la testa e poi si butta via un capitale in profumo al posto di usar tutti questi soldi per farci amici i poveracci col dar loro un po’ di aiuto!
I poveri sono la materia prima di ogni rivolta, si comprano con niente, perché hanno bisogno di tutto.
Giovanni. Il Signore non la pensa come te. Egli ama i poveri.
Giacomo. Giuda! Di ragioni sembri averne tante, ma c’è qualcosa che non va in quel che dici.
Giuda. Può darsi che non mi sia spiegato bene.
Tuttavia com’è la situazione al giorno d’oggi. Da una parte la cricca di chi è al potere, i Romani, gli stranieri che sostengono un certo ordine apparente, basato su una tradizione che nessuno più rispetta, dall’altra parte la gente scontenta che sogna un ricambio di potere.
Ebbene in questo mondo ci sono le idee del maestro che, se anche non sono capite da tutti, riscuotono la simpatia di molti.
Ecco! Esse possono diventare il contenuto di un rinnovamento sociale! Possono polarizzare le aspirazioni della gente che vuol cambiare.
Ma il suo apporto non è tutto. Quel che manca lo dobbiamo fare noi: riunire in un blocco tutte le forze che possono collaborare in questo senso.
Non bisogna quindi soffermarsi sulle differenze, ma dobbiamo riuscire in qualche modo a coinvolgere anche i farisei nella partita.
Giacomo. Ma non sei nella linea del Maestro. Egli li condanna apertamente e , nota bene, non la loro dottrina, ma la loro falsità, i loro metodi, la loro tecnica di propaganda, il loro coprir le magagne che hanno, per puntare poi il dito su quelle degli altri, che forse non hanno nemmeno.
Giuda. Vedete che Gesù mostra così d’essere un gran profeta!
Egli sa parlare alle folle che son stanche degli imbrogli, approva pubblicamente i loro sentimenti...
Ora tocca a noi spiegare ai farisei che egli non ce l’ha con loro, ma con i Romani e questo lo possono ben capire... Meglio essere un po’ ipocriti per il popolo, ma vincitori con lui, che non giusti per il popolo e con lui destinati alla rovina!
Giacomo. Da quando sei amico dei farisei cominci a ragionare come loro...
Giuda. Sono amico della lotta, non dei farisei, li tollero per arrivare al potere, i conti li faremo dopo con loro...
Giovanni. Il tuo ragionamento non fa una grinza, senza però riuscire a convincerci del tutto... Pur essendo sicuro della liberazione di Israele rimango sempre in dubbio che avverrà come tu dici.
Piuttosto parliamone con il maestro... Perché tante discussioni senza di lui?
Giuda.(Esitante)
Certo, se ne potrebbe anche parlare... Ma al momento giusto... Forse anch’io devo perfezionare le mie idee, ancora così confuse in una materia tanto scottante... Insomma bisogna pensarci ancora su... In fondo mi par di aver detto più per parlare ... Per trovar qualche ragione... Forse anche un po’ a vanvera...
Giovanni. È vero, forse si è parlato anche un po’ a vanvera...
Giacomo. Senza nemmeno pensare.
Entra in scena Maria di Betania.
Maria di Betania. Che bella giornata, oggi! Tutti sono contenti.
Giovanni. Tutti, almeno fino a poco fa. Poi ci siamo messi a discutere e l’atmosfera si è fatta un po’ pesante...
Maria di Betania. Infatti avevate una faccia da funerale! Ma sono venuta io...
A meno che qualcuno per via della serietà...
Ma no! Adesso siete tutti più carini...
Giuda. È che si parlava di cose importanti!
Maria di Betania. E delle quali ora non se ne parlerà più!
Perché è una bella giornata.
Il Signore è nella mia casa.
È festa!
Voi potete stare sempre insieme con lui, io no.
Quanta strada ha fatto per venire fin qui, quante persone avrà incontrato prima di me, quanta gioia ha dato che noi non riusciremo mai a ricambiare... Non sono un apostolo, non ho titoli per stare con lui. Ho solo la mia riconoscenza e gratitudine.
Maria di Betania.(Rivolta agli apostoli) Vi piace la mia casa?
Vi trovate bene?
Siete sempre in giro, senza un tetto sulla testa che vi possa riparar dal sole, mentre io ho troppe cose, che sarebbe giusto aveste voi...!
Eppure io non ho sempre il maestro come voi.
Fin quando resterà qui?
Ah! Quelle parole mi han trafitto il cuore: “Ho versato il profumo per la sua sepoltura!”.
Che vorrà dire? Ma io so che egli è la resurrezione.
Giuda. (A mezza voce) Tra vita e resurrezione può capitarci in mezzo anche la morte...
Maria di Betania. Non dirlo! Mille volte muoia io al posto suo!
Ma devo andare, mi chiamano, scusatemi...
Maria lascia la scena
Giovanni. Caro Giuda, ci mancava anche questa donna a corregger le nostre fantasie! Non ricominciamo a parlare, che poi, quando torna, ci rivede non più ‘tanto carini’ e con la faccia da funerale!
Giovanni. e Giacomo escono.
Giuda. Ah, le donne! Dipingono il mondo di poesia, son fatte per i sogni, anche con i soldi comperano stupidaggini e gettano via profumo.., ma che sarebbe la vita senza stupidaggini e senza profumo?
Solo che il profumo di costei è costato troppo!


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