
C’erano una volta, che non è nemmeno tanto tempo fa, due pittori. Uno abitava in una casa in quel giardino lì, l’altro in una casa in quel giardino là. Insomma erano dirimpettai.
L’uno poi era bravo e l’altro neanche tanto.
E quella volta era una giornata che non viene ancora l’estate e si sta tutti male, perché è afosa, il cielo è bigio e il mondo è piatto e senza colore.
Ma quel pittore bravo non si dette poi tanto pensiero e, dopo aver ragionato come portare rimedio a tanta noia, prese i pennelli e si mise a ravvivare ogni cosa coi suoi colori e pitturò persino i fiori e le farfalle, tanto che non sembrava più nemmeno una brutta giornata e avrebbe avuto invidia il sole, se avesse potuto far capolino tra le nubi per guardare quel paesaggio tutto ridipinto.
L’altro pittore invece non aveva tanto coraggio e vedeva che tutte le sue tinte e i suoi pennelli erano troppo poco per far qualcosa, tanto che alla fine li portò tutti in soffitta e non ci pensò più; poi, presa la vanga, si mise almeno a lavorare la terra anche se, con quel tempo, gli costava tanto sudore ed altrettanta fatica. A sera con il buio andarono tutti e due a riposare.
Erano tranquilli a dormire, quando nella notte fonda venne improvviso un tal temporale con tuoni e lampi e acqua a catinelle che sembrava non volesse finire, ma il mattino sbarazzate le nubi, si affacciò di nuovo chiaro e splendido come non mai il sole sulla terra.
Che vista ben diversa dal giorno prima Come si presentavano cambiate ormai le cose! L’acquazzone aveva rovinato tutto il lavoro del bravo pittore e sui fiori e sulle foglie colavano ancora dei goccioloni di colore sporco che andavano a sporcare il colore delle piante che stavano sotto di loro. L’altro pittore invece si affacciò sul suo giardino e rimase a bocca aperta a vederlo tutto ravvivato dall’acqua della notte, dalla luce del sole e dall’averlo lavorato il dì prima con la vanga, che era diventato una meraviglia da ammirare: ogni cosa sfavillava del suo colore naturale ed era di per sé un quadro che lasciava d’incanto. Corse subito in soffitta, prese tele, pennelli e colori e cominciò a ritrarre tutta quella bellezza, tanto che, se vi capita di andare al museo, potrete anche voi ammirare quei suoi quadri talmente belli, che sono stati subito messi in mostra. E tutto questo perché così era quel mondo, dove persino le giornate bigie e gli acquazzoni avevano anche loro qualcosa da dire.
Sapendo poi che sono tanto diversi i modi di vedere la realtà, si può forse aggiungere che se la storia così è andata allora, ognuno la può oggi anche considerare come gli pare e tirare le conclusioni che crede più opportune.
L’uno poi era bravo e l’altro neanche tanto.
E quella volta era una giornata che non viene ancora l’estate e si sta tutti male, perché è afosa, il cielo è bigio e il mondo è piatto e senza colore.
Ma quel pittore bravo non si dette poi tanto pensiero e, dopo aver ragionato come portare rimedio a tanta noia, prese i pennelli e si mise a ravvivare ogni cosa coi suoi colori e pitturò persino i fiori e le farfalle, tanto che non sembrava più nemmeno una brutta giornata e avrebbe avuto invidia il sole, se avesse potuto far capolino tra le nubi per guardare quel paesaggio tutto ridipinto.
L’altro pittore invece non aveva tanto coraggio e vedeva che tutte le sue tinte e i suoi pennelli erano troppo poco per far qualcosa, tanto che alla fine li portò tutti in soffitta e non ci pensò più; poi, presa la vanga, si mise almeno a lavorare la terra anche se, con quel tempo, gli costava tanto sudore ed altrettanta fatica. A sera con il buio andarono tutti e due a riposare.
Erano tranquilli a dormire, quando nella notte fonda venne improvviso un tal temporale con tuoni e lampi e acqua a catinelle che sembrava non volesse finire, ma il mattino sbarazzate le nubi, si affacciò di nuovo chiaro e splendido come non mai il sole sulla terra.
Che vista ben diversa dal giorno prima Come si presentavano cambiate ormai le cose! L’acquazzone aveva rovinato tutto il lavoro del bravo pittore e sui fiori e sulle foglie colavano ancora dei goccioloni di colore sporco che andavano a sporcare il colore delle piante che stavano sotto di loro. L’altro pittore invece si affacciò sul suo giardino e rimase a bocca aperta a vederlo tutto ravvivato dall’acqua della notte, dalla luce del sole e dall’averlo lavorato il dì prima con la vanga, che era diventato una meraviglia da ammirare: ogni cosa sfavillava del suo colore naturale ed era di per sé un quadro che lasciava d’incanto. Corse subito in soffitta, prese tele, pennelli e colori e cominciò a ritrarre tutta quella bellezza, tanto che, se vi capita di andare al museo, potrete anche voi ammirare quei suoi quadri talmente belli, che sono stati subito messi in mostra. E tutto questo perché così era quel mondo, dove persino le giornate bigie e gli acquazzoni avevano anche loro qualcosa da dire.
Sapendo poi che sono tanto diversi i modi di vedere la realtà, si può forse aggiungere che se la storia così è andata allora, ognuno la può oggi anche considerare come gli pare e tirare le conclusioni che crede più opportune.
